domenica 2 novembre 2008

La simultaneità

In questi giorni mi è capitato di leggere un testo di Albert Einstein, dove egli esprime in modo divulgativo la teoria della relatività. In tale testo viene spesso affrontato il problema della simultaneità: esiste la simultaneità, o è una questione puramente relativa? Per risolvere il problema della simultaneità, problema che a inizio novecento aveva assunto in campo scientifico, matematico e filosofico un'importanza enorme,Einstein ricercò una "legge" che in un qualche modo risolvesse certe discrepanze, e che fosse sottesso a tutti i fenomeni fisici. A quei tempi il matematicoPoincarè aveva affrontato la questione della simultaneità affermandone la relatività, ovvero considerandola come una convenzione di cui ci serviamo per potere comunicare e vivere, ma che a livello di vissuto e di realtà è una semplice costruzione mentale senza alcuna relazione con il mondo in cui tutti viviamo. Anche il filosofo Bergson (e pure lo scienziato Mach)in quel periodo si era cimentato in questa tematica scrivendo miriadi di testi sul tempo, la simultaneità e la durata. Quest'intellettuale francese, assieme a Poincarè e a Mach, criticò in modo massiccio la concezione del tempo propria della scienza: la scienza avrebbe spazializzato il tempo riducendolo a fotogrammi separati fra di loro e iscrivibili di conseguenza all'interno di un tempo oggettivo misurabile. In realtà questo tempo è solo una costruzione matematica che non tiene conto che il vissuto reale è soggettivo e relativo, per cui lontano da qualsiasi misurazione o omologazione da parte di orologi.

A inizo novecento e poi ancor di più con Einstein, va in crisi l'idea di un tempo oggettivo scandito dal ticchettio dell'orologio. Ogni orologio, per quanto perfetto, non può misurare il tempo e esprime un tempo relativo allo strumento misurante.


A parer mio la simulaneità è una costruzione: prendiamo una "persona" che chiameremo Tizio. Tizio va incontro a Sempronio e il tempo passa. A ogni istante che passa Sempronio gli si avvicina, ma lui non può prevederne le mosse. Inoltre Tizio ha una certa visione di Sempronio e non può percepirne tutti gli aspetti: può solo osservare Sempronio coi suoi occhi e guardare solo alcuni suoi elementi. Per esempio se Tizio è a una certa distanza e focalizza la sagoma di Sempronio tenderà a vedere il suo corpo. Se invece fissa gli occhi si accorgerà che essi sono marroni mentre prima gli sembravano verde.A seconda insomma dello sguardo, del punto in qui esso guarda, della distanza e o della posizione di Sempronio rispetto a Tizio, Tizio osserverà certe cose. Senza poi valutare l'ambiente circostante oppure se si è insieme su una auto, o se io sono i bici e lo vedo davanti a me, ecc...
Quello che ora vi chiedo è "Sempronio è simultaneo rispetto a Tizio, il suo vissuto è simultaneo?"
Io rispondò dicendovi che dipende.Noi non viviamo mai in simultaneità con qualcosa: la visione che abbiamo di Sempronio è solo la prospettiva attuale e in costante mutamento di un ente. Ma noi non possediamo questa prospettiva, ma siamo tale prospettiva. La prospettiva è sempre unitaria: ciò che la compone non sono elementi staccati ma un unità istantanea. è la temporalità a porci dinnanzi la possibilità della frammentazione, ma che è solo una lacerazione tra un istante e l'altro. Conseguenza di ciò è che la simultaneità di due elementi non esistono, perchè se esistesse il tempo sarebbe imbrigliato, noi percepiremmo tutto di ciò che ci sta attorno. Ma anche in tal caso non si avrebbe comunque la simultaneità ma una sorta di tutto pieno, che è solo una costruzione metafisica.
Comunque voi ora mi potreste opporre una simile affermazione: "ma allora come è possibile una comunicazione tra individui?" . il punto è che non ci sono individulalità ma interpretazioni, prospettive simultanee staccate ognuna dall'altra. La simultaneità è un falsificazione che permette agli uomini di sopravvivere, di non cadere in un profondo abisso, dove manca persino l'individualità, il concetto di "proprio". Difatti ogni istante-interpretazione non ha una durata, non è collegato agli altri. La memoria è dunque in una simile prospettiva solo una costruzione, un insieme di rimozioni che ci permettono di sopravvivere credendo nei ricordi, e quindi in un nesso tra gli istanti del nostro vissuto. Ma ciò è solo una costruzione: la memoria non trattiene presunti istanti passati, ma li crea, anzi essa stessa è una costruzione pulsionale che ci serve per continuare a vivere, per credere in un qualcosa che è la "nostra vita", il "nostro vissuto". Ma la terribile realtà è che siamo solo istantanei, senza simultaneità alcuna; ogni istante viene distrutto per fare largo a un altro. Gli istanti escono dal nulla e vi ritornano i continuazione, senza senso, scopo, inizio e fine.

giovedì 2 ottobre 2008

IL CORPO DI UN DONNA

Ma le donne, quanto sono belle? Io qui non voglio tanto parlare della loro bellezza visiva, fin troppo elogiata, ma di qualcos'altro, di quelle che secondo me sono le vere dote attrattive femminili! Per esempio quanto è bello accarezzargli il corpo, sentirne la delicatezza, ma non solo! Quanto è sublime il bacio, ma non il bacio solo sentimentale, ma proprio l'atto carnale, lo strofinio delle labbra, la loro lingua? Oppure che dire del collo, dei seni, della vite? Quando si è nudi e ci si abbraccia reciprocamente e si può sentire i loro fianchi, le curve sinuose, e quando ci si abbraccia in modo dinamico movimentato, sentire tutto il loro corpo, accarezzare la schiena, toccarle il sedere e sentire quanto è sodo, ma anche quanto è liscio, rotondo! Il bello della donna è sentirla, non tanto vederla, perchè è quando ci si tocca che si comprende veramente il rapporto con una donna. Altro che castità e pudicizia! Una donna mostra il proprio potenziale non nei vestiti o nei trucchi, insomma nel visivo, ma nel tattile e anche nell'odorato. L'uomo raramente si accorge di quanto sia bello odorare una donna, e ancor meglio a occhi chiusi! La nostra purtroppo è una cultura troppo visiva, che non tiene conto di quanto siano importanti tutti i sensi nel giudicare una donna! Pensiamo solo ai ritratti di donna dominanti fino al novecendo: le donne sono sempre in pose statuarie, spesso vestite, ferme, le misure sono precise, guai ammiccamenti che diano l'idea di voglie sessuali! Ma ritengo che solo la scultura possa dare vera ragione della stupefacenza della donna! Pensate quanta eccitazione in uno scultore che scolpisce una donna! Mentre maneggia il marmo, scolpendone i seni, il sedere, le labbra, i fianchi! E che bello sarebbe poter toccare simili sculture?
Comunque la donna non deve più apparirci bella, perchè la donna non è bella! La donna è SUBLIME!!Una donna deve essere oscura, misteriosa, affascinante, anche ingannatrice! Che donna è una donna solo dolce, servizievole, delicata, perfetta nelle forme, se le manca lo sguardo furbo, misterioso, se manca di sensualità e di una sana dose di aggressività? e che donna è una donna che è totalmente impegnata nel lavoro, la classica manager donna, che fin troppo sta sostituendo l'immaginario della donna media. Queste donne troppo vestite, troppo dure, troppo uomo! Mancano anche esse della sensualità e di mistero!
La donna deve destare una rottura nell'uomo, deve terrorizzarlo generando in lui però un senso di piacevolezza, di volontà di domare, quindi di scatenare il proprio corpo! Non deve scatenare la vista ma il corpo nella sua interezza! Fin troppo le donne hanno e continuano a rattenere il loro potenziale fisico, corporeo! Una donna deve sapersi muovere, deve danzare continuamente con il corpo! Troppi trucchi spesso ne mascherano l'autentica bellezza!
Inoltre, cambiando argomento, il bello del sesso è secondo me non tanto l'atto in sè( che è comunque fantastico) ma il contatto fisico totale, il fatto stesso che si entra in lei, e che lei sente che qualcuno può entrare dentro lei! C'è prima di tutto accettazione reciproca, e secondariamente c'è una sintonia tra i copri, uno strofinarsi animalesco e bestiale che mette a nudo le capacità nascoste sia dell'uomo che della donna!
Smetto se no impazzisco!!! Ora ditemi la vostra sul corpo delle donne

mercoledì 17 settembre 2008

Il cavaliere oscuro: il vero protagonista è il joker

"Io sono un emissario del caos": questa la frase che più mi è rimasta positivamente impressa nella mente!!! Davvero bella!!!Non vedevo da tanto tempo un film che mostrasse un personaggio così allegramente devastatore! Lo trovato persino più affascinante del joker del Batman di Tim Burton! Questo Joker non è infatti il prodotto di una caduta nell'acido, non è un comune delinquente diventato poi folle! Dietro la sua nascita non sta una spiegazione razionale! Lui è sbucato così!Dal Nulla! è come venuto dal Caso, Caso che lui stesso(e come biasimarlo) elogia ai livelli massimi:"il caso è equo, senza pregiudizi, unanime". CHE PAROLE!!!!Fantastico! Un anarchico ma non schiavo di un anarchismo utopico alla Bakunin, che finisce per schiacciare se stesso con la parola "libertà". NO!!In lui libertà non è un concetto, un ideale, un utopia, è invece contingenza!è ironia!è cinsimo!è casualità!è caos!
Batman invece cos'è se non un piccolo borghese pieno di soldi che proprio per questo può comportarsi la mattina da supersnob e la sera da buon samaritano?è il classico calvinista, il classico protestante-capitalista(spesso termini equivalanti andando ben a scavare!).
Il joker poi ride anche quando viene menato e catturato! Non da nessun valore-considerazione nemmeno a se stesso! è un dinamitardo("a me piacciono cose semplici: esplosivi, dinamite..."), un amante della distruzione! Odia i proggetti, ama l'immediatezza l'improvviszione! è un leggiadro bruffone!Un briccone vagabondo! La matta infatti è il suo simbolo! è come il fanciulletto cosmico che danza sulle ali del caso, che non conosce responsabilità, rancore, vergogna! Ride, ride e di nuovo ride circondato da fiamme che gli danzato attorno in una complessiva di totale leggiadria!

venerdì 12 settembre 2008

Musica classica tra 800 e 900

Vorrei ora esporre una mia opinione personale sul cambio repentino subito dalla classica tra 800 e 900 e il suo legame con il crollo delle certezze.
Spesso si considera l'800 come il secolo della musica, nel quale essa avrebbe avuto il suo apice massimo nell'intera storia umana. In parte ciò è vero. Il problema è che la musica romantica, secondo me, è una musica poco musicale, ovvero: è una musica dove l'elemento sonoro ha il fine di suscitare nell'ascoltatore il richiamo a immagini specifiche. Nell'800 ha infatti visto il suo esordio la "musica immaginale". Pensiamo solo a Musorgskij, a "UNA NOTTE SUL MONTE CALVO" e a "QUADRI DI UN'ESPOSIZIONE". Qui la musica non è finalizzata alla pura sonorità, ma a condurre l'ascoltatore all'interno di un determinato spazio, per lo più paesaggistico. Ricordiamo infatti che l'800 è il secolo del Paesaggio, è il secolo di Humboldt, studioso che voleva fare un uso scientifico del paesaggio. Ma il Paesaggio è poco musicale: è difatti statico, massiccio, unificante, in un certo senso rassicurante, avvolgente. Il Paesaggio è ancora legato allo spazio del Luogo, alla sensatezza, alla pacatezza, al distacco soggetto-oggetto: difatti il Paesaggio ci dà sicurezza, identità, soggettività. Vedendo dall'alto un paesaggio i sento forte, potente, monolitico. Tutto ciò è poco musicale. L'essenza della musica, al suo massimo grado, è quella di spazzare via tutto, è la disarmonia, il caos; ma tali caratteristiche la musica romantica non le ha ancora: è una musica "lirica", ovvero da suono di lira, calma, anestetizza, è la musica delle sfere di cristallo,è la musica dell'armonia cosmica, è la musica apollinea. Una musica apollinea è difatti per definizione pacata, si autolimita, è finalizzata a creare immagini, è una musica da ninna nanna, è la musica che accompagna il sogno, momento massimo in cui gli uomini generano immagini al loro massimo potenziale!
Pensiamo poi a un'altro aspetto del romanticismo, sempre presente nella musica: la centralità delle favole. E qui entra in scena Ciaikovskij: il cantastorie per eccellenza. Suo obbiettivo era spesso usare la musica per risvegliare nell'ascoltatore una determinata favola. Tantissime sono infatti le composizioni di quest'autore dove tema cardine è una favola:LO SCHIACCIANCI,ROMEO E GIULIETTA(non è propio una favola, ma si tratta comunque di una storia "fantastica", cioè non realmente accaduta"),IL LAGO DEI CIGNI,LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO. Qui dunque la musica vuole ritrarre, dipingere, raccontare. La muisca qui dipinge e parla in un certo senso. Ciò mostra come nell'800 la musica non sia per niente libera, nel senso di emancipata, autonoma. La favola inoltre era una delle tematiche centrali del romanticismo, e la favola, è incanto, splendore, sogno, leggiadria. La favola non è esageratamente cruda, non è legata ai suoni ma alla pacatezza delle immagini. Ha dei personaggi. C'è il buono e il cattivo, e quest'ultimo verrà alla fine sconfitto inesorabilmente. Nella favola centrale è spesso la storia d'amore, il sentimento(altro tema cardine del romanticismo), il rapporto tra soggetti precisi, ornati da un paesaggio appunto "da favola". Ma ciò è poco musicale! Sa più di Storia,di romanzo, di poesia. Quest'ultima difatti vuole ritrarre, raccontare, usufruire del linguaggio nella sua purezza, e ciò è ben poco musicale. Ecco dunque che anche qui la musica non si è ancora emancipata, non mostra ancora il suo volto, legato più all'emotività che al sentimento. Inoltre la favola ha tra i suoi obbiettivi quello di dare una morale("qual'è la morale della favola?"), per cui una musica favolistica è una musica che vuole ancora esprimere dei valori, e se la musica simboleggia artisticamente il divenire una musica morale è una musica autolimitantesi.
Poi ricordiamo un'altra tendenza dell'800: quella di affidare all'opera d'arte una funzione allegorica, cioé raccontare metaforicamente qualcosa di "reale", di Storico, ovvero di legato a una certa situazione perlopiù sociale e politica. Tra coloro che spesso e a volte inavvertitamente hanno fatto tale uso della musica c'è Verdi. Verdi ha spesso trattato nella sua musica avvenimenti storici dell'Italia, il suo passato, il suo presente e anche il suo possibile futuro. Difatti ricordiamo composizioni verdiane come I LOMBARDI ALLE CROCIATE e, soprattutto, il NABUCO, affreschi metaforici di un spirito risorgimentale che Verdi appoggiò massicciamente, tanto da divenire parlamentare ab onorem nella neonata monarchia italiana. Verdi fu poi soprattutto lirico, e per questo la sua musica appare, come quella wagneriana, pesante e richiedente un certo grado di ascolto. In Verdi il testo, la voce, le parole hanno importanza enorme, il ché lo può far considerare quasi il corrispettivo musicale di Manzoni. Sia Verdi che Manzoni sono molto legati infatti all' "ente politico" dello stato nazione, ai valori(entrambi nelle loro opere toccano tematiche legate alla cultura cristiana)e alla Storia. I Promessi sposi è difatti un romanzo, ha un inizio e una fine, è dunque una Storia(funge da affresco dell'Italia del seicento); inoltre ripropone spesso la tematica morale del rapporto bene-male. Sia in Manzoni che in Verdi la persona, il soggetto, il personaggio hanno un enorme importanza. Nel caso di Verdi ciò secondo me contrasta, limita il carattere liquido della musica. Anche in Wagner(anche lui difatti compositore soprattutto di opere liriche) le parole, le persone hanno un'enorme valenza, e ogni composizione è come un immenso romanzo, il che secondo me mette molto in secondo piano la musica. Inoltre in Wagner, soprattutto nell'ultimo (quello dei tempi del TRISTANO ED ISOTTA) il sentimento, il dolore, il sacrificio d'amore acquisisce una valenza importantissima. Ma se c'è una cosa che a parer mio indebolisce la musica, la demusicalizza( ovvero toglie da essa la sua originaria caratteristica di arte dionisiaca per eccellenza) è proprio la storia d'amore, il sentimento. Perchè ci succede spesso infatti di provare un terribile fastidio per le canzoni smielose che parlano di storie d'amore? Perchè la musica con la sua irruenza , la sua disarmonia ha nell'amore un contrasto e unfreno! è come vedere abbinati il verde e l'arancione! Fanno inevitabilmente a pugni! Stonano!
Altro problema di Wagner, che non fa di lui secondo me ancora un musicista ad hoc, ovvero amante della musica per la musica, è il suo aver concettualizzato e a volte ideologizzato troppo la musica, trasformandola in un romanzo filogermanico. Qui non conta la musica, ma le vicende narrate! Come per alcuni aspetti accade in Verdi!
La musica allora non si è ancora emancipata! Che sia forse colpa dell'influsso di Shopenauer, con la sua visione della muisca come mezzo per l'ascesi(e non c'è concetto che rovina la musica più di questo: la musica mira a tutto l'opposto dell'ascesi!), su questo compsitore a volte assai egocentrico, tronfio e pieno di sè?
Comunque passiamo a mosrare un'altra parte della musica del Romanticismo che ne mostra la ben poca musicalità: il Valtzer! E quale migliore bersaglio in questo caso di Johan Strauss figlio?
Il Valtzer è il primo vero e proprio caso di commercializzazione della musica, di sua banalizzazione a scopo di sollazzo in quel caso della nobiltà europea. Inoltre il Valzter perverte il rapporto simbiontico tra musica e danza: 1-la musica si riduce a ritmi stereotipati ;
2-i brani si assomigliano esageratamente fra di loro;
3- nel valtzer la muisca si autosopprime riducendosi a
noia sonora

4- la danza qui si autoreprime: non è scatenarsi di
corpi in effusione reciproca di contatti, dove sono
abbattute tutte le barriere, dove tutto si mescola,NO
Qui domina una danza da vecchi artritici, dove
vige la più ferrea disciplina-armonia, il ché
abbatte la Grazia(fondamentale in ogni danza).
5-Nella danza del valtzer si esprime proprio una
mentalità militaresca, inquadrata, dove le donne
non sono menadi danzanti prese dalla frenesia
della musica, ma sono invece nobilotte ben vestite,
che indossano capi che lasciano tutto all'immaginazione
e immobilizzano completamente i loro corpi!

Il Valtzer ha dunque, sempre secondo me, una funzione repressiva sia per la donna che per l'uomo! Qui i corpi si toccano appena! Manca l'allusione al sesso(centrale per ogni danza che si voglia dire autenticamente tale)!Qui gli uomin non catturano le donne e le donne non catturano gli uomini, ma al massimo si chiede:"Mi concede questo ballo?"! Quanta altezzosità fastidiosa in tutto ciò!Quanta poca musicalità autentica! Non c'è vita nel Valtzer, ma solo una grande farsa!

Ecco quindi mostrato come poco musicale sia la musica romantica! Ma finalmente arrivò il novecento, come un enorme scoppio di dinamite!!!Nel Novecento la musica si emancipò assieme alla danza! Riconbbe se stessa! Soprattutto grazie alla scoperta della dodecafonia a opera di Sonberg! Grazie a Debussy, a Stravinskij, Prokofiev, Ravel,Rachaminoff, Orff,Penderecki, Khachaturian, Bartok,Takemitsu e Morricone. Mentre John Williams(che considero comunque un gran compositore),Holst e Britten e Elgar odorano ancora un pò troppo di Romanticismo (ancora troppo pittorica la loro muscia).
Comunque cqual'è il salto fatto dal Novecento rispetto al Romanticismo? Che la Musica è finalmente muisca allo stato puro, non più sporca di sovrsensibile, di poetico, di smieloso, di storicistico, di politico, di velatamente ideologico! Non è sottesa all'elogio di nulla! Il ritmo ossessivo è stato abbattuto in nome della liquida che più si conface all'arte! L'arte non è più sottomessa all'imaggine, al paesaggistico, al favolistico, ma sono le forme a essere distrutte dalla musica! Debussy riprese il mito perchè il mito non è moralistico come la favola, non è pesante come l'Epica(Wagner) e il romanzo! Il mito è liquido! In esso non vi sono personaggi ma mostri, esseri senza volti, esseri senza essere! Enti che da nulla escono e nel nulla ritornano!Il mito è labirintico come la musica e la danza allo stato pure!Qui l'immagine vuole autodistruggersi alleandosi alle due forme d'arte eblema del divenire! La musica nel 900 (a parte rari casi) si è svincolata dalla teatralità, dall'opera da teatro (mentre Verdi, Wagner, e Offenbach erano ad essa molto legati), troppo catrtica, alienante e distaccante per la fluente e trascinante musica! Nel 900 sono le altri arti ad essersi musicalizzate, liquefacendosi: pensiamo all'architettura postmoderna, al dadaismo, al cubismo, al surrealismo, all'espressionismo, alla scultura futurista, alla poesia futurista,a D'Annunzio, a Moravia, alla Metafsica di Dechirico con i suoi uomini di cartapesta, a Esher e i suoi caotici grovigli, a Magritti, a Gaudi sempre in architettura(un vero maestro di liquidità). Altro grande è Stravinskij: chi meglio di lui ha espresso il nichilismo, la predita delle certezze, il caos attraverso una musica disarmonica,slegata, sconnessa che raggiunge il suo apice ne "LA SAGRA DELLA PRIMAVERA"(ove la danza a ritrovato la sua radice sensuale,sessuale, disarmonica, folle, sacrificale,di un mondo dominato da un eterno baccanale orgiastico e caotico segnato dal cannibalismo più totale)?
E Ravel con il suo Bolero, un bramo liquido, incalzante costante, ma senza forma,anzi esso esprime la completa mancanza di forma. E il finale dinamitardo, senza compromessi, distruttivo? Il Bolero da poi spazio a ogni genere di strumenti, senza alcuna gerarchia orchestrale!
E che dire di Prokoviev? In lui le favole non sono più rasseneranti, moraliste e pacate come in Ciaikovskij. Nelle sue mani Pierino il lupo diventa la storia di una bambino falso in lotta con un lupo famelico!
E Orff?Orff ha ripreso e adattato la musicalità tragica dei misteri orfici dove il cantato non esprime perole poetiche, non racconta storia, non rende immagine, ma sono parole muciali, tutt'uno con la musica, parola atroci, che simboleggiano il grido dilaniante che attraversa tutta la vita nel suo carattere perennemente mutevole. Simili senzazioni le dà Penderecki attraverso i testi ebraici, dove la mancanze di vocali e le urla danno un senso di totale spaesamento.

Ecco dunque spiegatovi il mio punto di vista sul rapporto in campo musicale tra 800 e 900.
Ora dite assolutamente la vostra!

giovedì 11 settembre 2008

Presentazioni

Questo blog vuole essere un manifesto di nichilismo estatico, certo non per deboli di cuore!
Si accettano solo spiriti liberi disposti a decostruire tutto, persino e soprattutto se stessi!
Spero partecipiate a questo cantiere decostruttiva, dove concetti considerati da sempre sacrosanti, come i valori, Dio, la giustizia, il bene, la verità, scopo, causa summa, principio di causa effetto, ecc.. verranno fatti saltare in aria come birilli investiti da una palla da Bowling. Qui si accattano solo emissari del caos, nichilisti, disincantati, amanti della vita fine a se stessa, dinamitardi, spiriti dionisiaci, ecc....
Spero che mi sarete d'aiuto per un'opera di decostruzione disinteressata e infinita!!!

W il divenire!!!!